Anche oggi piove. Ha ripreso a piovere da qualche giorno e fa anche freddo. Però devo andare per forza a Gerusalemme e affronto la pioggia. C’è anche nebbia lungo la strada. Ma tanta nebbia. Più che a Milano. Poi però, miracolosamente, appena il bus arriva al check point DTO, subito prima del tunnel lungo la strada Betlemme-Gerusalemme, la nebbia si dirada. Proprio qui, dove sono i soldati israeliani. Di botto. Che coincidenze strane avvengono su questa terra! Il bus si ferma e salgono due eletti del Signore armati come sempre. Strana fatalità! Roba che a fissarcisi un po’ viene davvero da chiedersi se Dio non abbia un occhio di riguardo per
questa gente che – atea o credente che sia – lo riconosce come proprio agente immobiliare e lo piazza, rigorosamente senza effige, of course, ma ugualmente e inequivocabilmente identificabile in ogni logo che abbia a che vedere con Ia propria pretesa identità territoriale.
Comunque, coincidenza o meno, la nebbia si è dissolta. Ora passiamo accanto alla collina Cremisan e possiamo vedere a distanza l’insediamento di Gilo che verrà unito ad Har Gilo, altrettanto illegale, rapinando altre terre tra le più belle e fertili della Palestina.
Il viaggio prosegue. Solo 12 chilometri ma ci vuole un po’. Intanto penso che oggi, 14 febbraio, è san Valentino. Giornata abbastanza fasulla ma, vuoi per far girare l’economia, vuoi per “la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude” come recita un bel verso di D’Annunzio, anche qui viene festeggiato.
E’ già qualche giorno che orsetti rossi, abat jours rosse, oggetti vari rossi e bandiere rosse invadono il suq di Betlemme e le sue strade. Le bandiere poi sono ovunque, anche dentro l’università. Non sapevo il perché di tutto questo rosso e ho chiesto a uno studente. Mi ha risposto semplicemente così: “George Habash” e s’è a
nche stupito che io sapessi chi fosse e, detto per inciso, lo apprezzassi! Sì, ma che c’entra Habash con gli orsi e le abat jours? Ovviamente c’era stato un equivoco, lui parlava solo delle bandiere, io invece chiedevo il perché di tutto quel rosso!
L’ho capito ieri. Guardando bene tutti i pupazzi, le abat jours, le scatole e scatolette ho visto che c’era sempre un cuoricino. Ecco qui! La globalizzazione porta sia le zucche di Halloween che i cuori di san Valentino ovunque! Ma qui scopro qualcosa di più. Lo scopro oggi perché essendo il giorno di san Valentino mi arrivano un po’ di foto-messaggi. E’ una cosa tutta locale. E’ dovuta alla situazione specifica, ai tanti cuori spezzati davvero, non per “la favola bella” dedicata a qualche Ermione, ma per l’agire dei colleghi di quegli stessi eletti armati che sono saliti sul bus al check point DTO fuori Beit Jala.
La cosa specifica della Palestina che mi arriva in forma di foto riguarda ragazzi che forse stasera avrebbero festeggiato emozioni e sentimenti che a 20 anni sono il motore della vita e che invece il loro buffo orsetto rosso lo vedranno deposto sulla pietra che copre il loro corpo o davanti ai ritratti che li ricordano. Sarà un dolore ammantato di dolcezza ma sarà un dolore. Poi, senza abbandonare né il volto, né il ricordo di questi ventenni, o diciottenni, o a volte meno che sedicenni stroncati dal fuoco degli occupanti, la vita riprende a scorrere, anche nel loro nome e nel loro – a volte involontario – sacrificio.
E così, anche se la festa di san Valentino nel mio paese mi sembra essere piuttosto fasulla, qui mi pare che possa assumere un valore diverso: è la vita che comunque continua, tanto che gli auguri investono tutti, compreso chi è soltanto percepito come amico di questo popolo. E allora che dire? Un po’ obtorto collo e chiudendoli in uno specifico assolutamente specifico mi associo agli auguri e vado a festeggiare il compleanno di un giovane amico palestinese che è nato proprio come oggi, ma una trentina di anni fa. Eccomi Bilal, arriverò sul tardi (o forse domattina) ma arriverò anch’io.