Da Brescia a Gaza. Contaminazioni e suggestioni narrative.

9Vedere Brescia per la prima volta, ma averla nel cuore praticamente da sempre, è stato bello.

L’avevo conosciuta e studiata già alle elementari come “la leonessa d’Italia” per la sua eroica resistenza agli occupanti austriaci nella 1^ guerra d’indipendenza nel 1849. Resistenza stroncata, ma non annientata, con la fucilazione degli insorti (i Martiri di Belfiore) ordinata dal feldmaresciallo Radetzky che, da quando avevo una decina d’anni ad oggi, ancora mi chiedo per quale vergognoso motivo meriti di avere intestate le strade in molte città italiane. Sarebbe come se, una volta vinta la lotta contro l’occupazione, la Palestina intestasse delle strade a Sharon o a Begin o a quell’altro criminale di Netanyahu o magari a Moshe Dayan solo perché era un “grande” stratega.1

Tornando a Brescia, città studiata ancora alle superiori per la resistenza partigiana ai nazi-fascisti nella 2^ guerra mondiale, resistenza particolarmente eroica sapendo che la famigerata Repubblica Sociale Italiana –  quella che usava gli stessi metodi della coeva e criminale banda Stern di cui era esponente anche il futuro primo ministro israeliano Ytzahk Shamir – ebbe il suo quartier generale a Salò, proprio nella provincia bresciana. Continua a leggere