chi sono

Sono Patrizia. Nasco a Roma tanti anni fa, ma potevo nascere altrove e questo pensiero è mio da quando ho cominciato a pensare. Sarà per questo che in qualunque posto del modo accada qualcosa che non mi piace io lo sento così vicino che mi sembra di essere là e comincio a soffrirne. E’ sicuramente per questo, cioè per il mio egoistico interesse a non soffrire, che allora cerco di fare qualcosa per quel pezzo di mondo in modo da  sentirmi bene. Di solito quel che faccio non serve a molto, ma io insisto.
Tanti anni fa mi sono laureata in sociologia. Mi piaceva molto indagare i meccanismi che caratterizzano le varie comunità umane. Mi piaceva molto anche studiare l’antropologia e la psicologia, in particolare la psicologia sociale. 
E così, mettendo insieme un po’ di cose, mi sono accorta di quanto fosse importante la giusta comunicazione per raccontare o per falsificare la Storia. Ma anche le storie, quelle minori, quelle che però possono confluire nella Storia. Sarà per questo che un certo giorno di tanti anni fa, quando ero ancora ragazzetta e andavo all’università, mi avvicinai a quello che mi sembrò un vero e proprio imbroglio narrativo, uno di quei casi in cui si mescola il bisogno di uno col diritto di un altro e tutti e due con gli interessi di un terzo. E gira, gira, come quando si mescola il sale nell’acqua, non si distingue più l’una cosa dall’altra. A meno che non si decida di fare un percorso a ritroso, per esempio lasciando evaporare l’acqua per riscoprire il sale. E’ così che ho capito che il problema della Palestina poteva essere considerato il vero e proprio paradigma dell’ingiustizia “legalizzata” grazie alla  narrazione a termini invertiti. E questo si può capire solo ripartendo dall’inizio. Insomma separando il sale dall’acqua.
Però la mia è una vita abbastanza lunghetta e in uno dei tanti giorni di questa vita scoprii che m’interessava molto conoscere il mondo vegetale. Mi piaceva scoprire come vivono, a cosa servono e come si riproducono le piante. Successe così, semplicemente andando a vivere in una casa con un grande giardino. Allora non sapevo distinguere un’edera da un albicocco e per la verità non mi sembrava troppo grave. Ma quando spuntarono i fiori di un melo, e poi quelli di un ciliegio e infine quelli di un pesco fui presa da una strana emozione: era la bellezza. Quei fiori che si erano aperti quasi in contemporanea mi avevano commosso per la loro bellezza e mi aveva disorientato il fatto di sentirmi loro estranea. Però il colpo di grazia me lo diedero un arancio e un limone. Quelli, appena fioriti, cominciarono a riempire l’aria di profumo. Una cosa inebriante! E io? Io lì, estranea in casa mia. Estranea alla natura. Fu così che mi iscrissi alla scuola triennale di erboristeria e poi al corso di botanica a biologia, e infine cominciai a fare corsi di giardinaggio e di botanica applicata, e di permacultura e altro e altro ancora.
Ma che vado a scoprire dopo aver scoperto il mondo delle piante? Scopro che gli stessi meccanismi di inclusione e di esclusione, di bene commerciale e di bene “inutile” – ovvero bene economico e bene disponibile – si applicano al mondo vegetale pari pari come a quello umano. Certo, in fondo è sempre lui, “l’uomo” che elabora le teorie e le applica ovunque metta piede! E allora mi appassiono alle piante spontanee, quelle comunemente definite “erbacce”. E che scopro ancora? Che la mia formazione sociologica mi porta a guardarle con un certo occhio e a esaminarle in funzione dei pregiudizi umani. Ci scrivo un libro, “Belle e selvatiche, elogio delle erbacce”. Va molto bene, il messaggio passa. Ma io seguito a pensare che potevo essere nata ovunque, per esempio in Palestina, ma anche in Sudan o in Afganistan, o in Somalia, o in Salvador. Già, la sofferenza e l’ingiustizia era ben spalmata in tutti questi disgraziati paesi, però la Palestina rappresentava, e purtroppo rappresenta ancora, il paradigma dell’ingiustizia legalizzata. Agli altri paesi ho dedicato e dedico attenzione e per loro ho provato dolore, ma per lenirlo mi sono limitata a fare qualcosa di marginale. La Palestina, invece, sembra scorrermi nelle vene.
Insomma, perché non occuparmi di vegetazione palestinese? E perché non affrontare in modo preciso il problema della comunicazione mediatica relativa alla Palestina, o meglio a quel che subisce il suo  popolo nell’indifferenza, o con la complicità, di istituzioni sedicenti democratiche?  Allora scrivo un pamphlet: “Lessico deviante” una piccola cosa, ma pare che entri nella mente e colpisca come deve. Bene, a questo punto, penso,  completiamo l’opera con un libro che racconti la Palestina occupata, almeno la parte detta Cisgiordania, in modo leggero, magari a partire dalle piante. E così pubblico “Vagando di erba in erba. Racconto di una vacanza in Palestina”.
Ma si sa, l’appetito vien mangiando! E allora decido di aprire un blog. Questo!
Ora ho raccontato il percorso che mi ha condotto qui. Che dire ancora di me? Che sono per la Libertà credo si capisca, che odio l’ingiustizia ovunque avvenga credo di averlo detto. Che posso aggiungere ancora? Che sono del segno del leone, ma non credo interessi molto a nessuno; che presiedo un’associazione di solidarietà con la Palestina e un’associazione ambientalista di solidarietà con tutti i viventi, ma anche questo non credo interessi molto. Quindi posso chiudere. Grazie per avermi letto fin qui, se l’avete fatto, e spero che il blog v’interessi.  

23 pensieri su “chi sono

  1. Cara Patrizia, sono talmente ignorante in informatica che non so neppure se queste poche righe resteranno tra noi due o avranno ampia diffusione ( per questo motivo sono poche righe..). In comune sinora ho trovato: la nascita a Roma, il segno del leone, la casa con un grande giardino, l’amore per la natura, il sentirsi ormai Palestinese, ma soprattutto l’amore per l’illegalità quando la legalità è ingiusta ( la tua “ingiustizia legalizzata”); non a caso ho realizzato il mio sogno da liceale e ho fatto l’avvocato penalista per 35 anni. Ora, in pensione, difendo fuori dalle aule, ad esempio sabato a Torino coi No Tav ma anche domani, sempre con loro, in una pubblica assemblea a spiegare chi è il vero terrorista. Mi fermo qui. Ciao UGO

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  2. Non lo neanch’io se resta privato oppure no. Però mi fa molto ma molto piacere la scoperta di queste comunanze! Pian piano imparerò a usare il blog e intanto sono felice di questa scoperta comunanza che abbraccia in una stessa cornice la Palestina e l’ambiente con tutto ciò che gira intorno all’una e all’altro.

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  3. Sono Filippo Bianchetti, amico di Ugo, con cui condivido un sacco di cose; vi confermo che tutti possono leggere queste cose, e per fortuna, direi. Purtroppo invece non riesco a togliere i link dei vari siti riportati nella pagina iniziale, che nascondono il lato destro del testo di presentazione di Patrizia…; peccato.
    Ho letto il libriccino di Patrizia sull’ uso distorto delle parole, e ci ho trovato tutto quello che desideravo; grazie. Ossigeno puro (io faccio il … medico). Spero che ci incontreremo presto. Ciao

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  4. Filippo il 12 sarò al Salone del libro per presentare l’altro (Vagando di erba in erba. Racconto di…) . Intanto sono felice di quello che hai scritto anche se devo confessare che vorrei arrivare “oltre llo steccato” della militanza. Ma è veramente difficile!! Ci provo coi vini, con la musica classica, con le erbe…. Vedremo!!
    Proverò a sistemare i link in modo che si legga la frase di Darwish. Il fatto è che sono un’informatico-imbranata e devo farmi aiutare. Se sei a Torino possiamo provare a incontrarci il 12. Poi il 13 sarò a Milano, il 14 a Sondrio e il 15 a Livorno. Ci si può incrociare in una di queste vie?

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  5. cara Patrizia, io sono la testimonianza vivente che le vie si incrociano. Per caso ho preso in mano il tuo libro sulle erbe selvatiche, per vedere se ere interessante. Per caso, per dare un’occhiata a qualche pagina, ho letto la dedica (tuffo al cuore). Ti ho scritto di getto. Per caso venivi a Milano e così ci siamo incontrate sotto la pioggia alla Centrale. Per caso, quante cose ci aspettano? Che arrivino, per caso o no.
    Un abbraccio

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  8. Mi ha fatto molto piacere leggere il tuo blog. Sono stata l’anno scorso in Palestina e da allora sono ancora più dalla parte dei palestinesi senza “se” e senza “ma”. Ti chiederò l’amicizia su FB così posso seguire le tue iniziative. Mi piacerebbe conoscere la tua associazione.

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  9. Cara Patrizia, ho letto la tua bella lettera “Il rifiuto dell’Italia alla risoluzione Unesco” e penso sarebbe utile inviarla ai giornali e tv. Forse sarò illuso ma lettere così documentate e ragionate, anche se non pubblicate, rompono il silenzio ed il conformismo della maggioranza. Un cordiale saluto
    Ireo Bono-Sv

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    • Ciao Ireo, quella che hai letto non era una lettera ma un articolo pubblicato dall’agenzia di stampa Pressenza e da Articolo21. Ai giornali mainstream non ci arrivo. C’ho provato più volte ma posso arrivarci non con articoli ma con lettere e lettere meno dure verso Israele, altrimenti non mi pubblicano. Qualcuno come Augias mi risponde e argomenta pure, anzi anche Colombo mi ha risposto ma la risposta è sempre negativa. Ioormai ho scelto la via dei giornali on line perché lì non ho censure. Posso dirti anche che il numero delle letture in qualche caso (casi straordinari) è altissimo. Un mio articolo in cui smontavo il servizio delle iene s Hebron ha avuto 140.000 letture sul sito dell’Antidiplomatico in meno di 8 ore. Che devo dire? Spero solo che qualcosa arrivi fuori del nostro solito recinto. Se ti interessa ti comunico che domani pubblicherò un articolo sui prigionieri politici ma partirò da lontano e non dalla Palestina. Lo troverai su Pressenza e poi lo pubblicherò sulla mia pagina fb. Ti ringrazio per la tua attenzione e se vuoi girare tu l’articoo sul voto all’Unesco a qualche testata in cui puoi avere accesso fallo tranquillamente. L’unica cosa che non gradisco, e purtroppo è successo, che miei articoli sono stati pubblicati da Rinascita di Gaudenzi, quella fascista. Tutto ma non i fascisti 🙂 Ciao, a presto. Patrizia

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    • Caro Ireo ho provato a risponderti ma non sono brava a gestire il mio blog e non so se la risposta ti è arrivata. Spero che almeno questo breve messaggio ti arrivi. Se ti arriva fammi sapere se ti è arrivata anche la mia risposta altrimenti te la rimando per email. Ciao e grazie.
      Patrizia

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  10. Ciao Patrizia , oggi mi sono svegliata pensando all’albero di Giuda e cercando su internet ti ho trovata ! Faccio fatica a comunicare ! La Madre terra ci sta parlando attraverso linguaggi antichi e moderni che si stanno fondendo tra di loro . Sai avevo scritto una canzone sull’albero di Giuda tanti anni fa, l’avevo incontrato visitando un vecchio sanatorio per tubercolorici ed in seguito per “malati di mente “…….. niente per caso ! Per adesso mi fermo quì !

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    • Cara Luisa, io sono veramente inapace di gestire il mio blog. Prima o poi mi metterò a studiare, ma per ora sono una perfetta incapace e quindi ti scrivo per dirti che ti ho letto e credevo anche d averti risposto almeno un mese fa, ma non trovo nulla e quindi ci riprovo. Oggi sono entrata nel mio blog per pubblicare un nuovo articolo (il sicomoro di Gerico) ed ho visto che il tuo commento era ancora in attesa di una mia risposta. Perdonami, non era sgarbo ma vera e propria imperizia 😦 Mi piacerebbe conoscere la tua canzone sull’albero di Giuda e, se vuoi, anche la tua storia. A presto spero. Patrizia

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  11. Cara Patrizia, ho appena letto il tuo articolo su Forumpalestina sulla espulsione dei cinque ragazzi italiani. Prova a mandarlo al nostro moralista quotidiano Michele Serra. Quando lo si mette in discussione di solito risponde, almeno privatamente. Perché Michele Serra? Perché il suo è, appunto, un moralismo ‘di serra’, che vegeta solo all’interno del recinto fissato da Repubblica. Se qualche imbecille appiccica degli adesivi con la faccia di Anna Franck sulle maglie delle squadre avversarie, Serra ne parlerà per almeno una settimana. Se si tratta dell’Iran e dei gay, anche qui scatta l’indignazione. Ma su quella che Mandela ha chiamato ‘la questione morale del nostro tempo’, non ha scritto né scriverà mai una riga.
    Oltretutto le notizie ‘sensibili’ su Israele e Palestina non passano. Il Corriere continua a essere diretto da Mieli, la Repubblica (De Benedetti) dall’ex direttore della Stampa (Elkan) che a sua volta è oggi diretta da Molinari, sionista ex corrispondente da New York (come Calabresi) e da Gerusalemme). Perfino le rubriche delle lettere dei lettori sono presidiate dagli amici di Israele: Augias su Repubblica, Colombo sul Fatto Quotidiano, Molinari sulla Stampa, tutti PEP (Progressive Except for Palestinians). Se l’IDF fa saltare un tunnel costruito dai dannati di Gaza, ‘al momento opportuno’, come dichiarato dal portavoce israeliano (sito Bloomberg), cioè non solo disattivandolo ma anche arrostendo 14 palestinesi, non se ne parla proprio, o al massimo lo si presenta come un caso di terrorismo sventato. Che poi l’esercito israeliano ammazzi qualche ragazzo è palestinese che manifesta dall’altra parte del recinto elettrificato, non fa proprio notizia. Ne ho scritto a Forumpalestina. Vedremo, ma è sempre peggio. Quest’anno erano 15 anni dall’uccisione di Raffaele Ciriello, l’anno prossimo sarà lo stesso anniversario della uccisione di Rachel Corrie. E il giro d’Italia partirà proprio da Israele. Vuol dire che l’anno prossimo partirà dal Cairo, in ricordo di Regeni. Molto cordialmente, Sebastiano Comis Pordenone

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    • Ciao Sebastiano, premetto che non so usare il mio sito e quindi questo messaggio potrebbe non arrivarti mai, perciò ti risponderò anche per email. Intanto grazie per aver letto quell’articolo (neanche sapevo che il Forum lo avesse rilanciato) e per il tuo consiglio di inviarlo a Serra, ma so che non servirà a niente. Volevo invece inviarlo con una lettera di accompagnamento ad Augias perché altre volte mi ha risposto, ma sempre privatamente perché lui definisce Israele la sua seconda patria 😦 e comunque, anche se non mi pubblica mai, l’ultima volta mi ha risposto che era indignato e disgustato per quel che fa il governo di Netanyahu. Non è che ci voglia molto a disgustarsi per quello, ma il fatto di dichiarare almeno questo, anche se in privato, mi dà l’illusione che possa essere un cuneo. So che un amico aveva mandato a lui e ad alcuni parlamentari un mio pamphlet dal titolo “Lessico deviante” che un atto d’accusa molto duro ma comunque argomentato verso la politica italiana suddita di Israele. Ma pensi che lo abbiano letto? ma per carità!! c’è un muro più alto di quello dell’apartheid con quella gente! Tutto quel che tu mi scrivi purtroppo lo so e per quanto riguarda il tunnel fatto saltare sappi che Israele ha usato armi chimiche per ammazzare i palestinesi che stavano dentro al tunnel. L’ho scritto in un articolo che credo abbia girato abbastanza ma pensi sia successo qualcosa? Israele è in una botte di ferro e può commettere qualunque crimine che tanto, con la parola magica “sicurezza” che serve da coperta utilizzata da tutti i suoi complici, Italia compresa, andrà avanti finché, per qualche motivo al momento imprevedibile, il vento non cambi direzione. Comunque seguirò il tuo consiglio e ti terrò informato dell’eventuale risposta. Un caro saluto. Patrizia

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    • Cara Patrizia, comunque ho letto la tua risposta (nella mia volevo dire: l’anno dopo partirà dal Cairo).
      Sono stato due volte in Palestina, nel 2007 e 2011, con la Morgantini, ma non ho nessuna voglia di tornarci, preferisco non perdere ‘ogni speranza’. S.C.

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      • Già, la speranza! discorso lungo. Ho appena letto che stanno portando via anche la sorgente di Ein Hania della quale dovevo scrivere qualche mese fa, quando vidi che gli israeliani stavano facendo un bellissimo lavoro di recupero archeologico ….in territorio palestinese. Oggi sappiamo che i dubbi di qualche mese fa avevano una loro ragione 😦 . Se sfogli questo blog troverai un articolo sull’olivo plurimillenario di Al Walaja. Tra poco sarà preso da Israele. No comment. Comunque ora ho visto il tuo indirizzo mail e lo inserirò nella mia lista. In questo momento io lavoro come se avessi speranza che possa servire a qualcosa, diciamo che sono mossa da una sorta di dovere categorico…perché non si sa mai, qualcosa potrebbe invertire la rotta. Ma se devo essere sincera e razionale, be’ allora la speranza è diventata un uccello che vola lontano 😦
        A presto. Patrizia

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  12. Cara Patrizia, a proposito di speranza: la pagina di Repubblica dedicata alla intervista di un ebreo alla presidente delle comunità ebraiche italiana, Noemi Di Segni, nata a e cresciuta Gerusalemme, due figli in Israele. A questo punto non si capisce perché la comunità ebraica non abbia voluto la Nirenstein come ambasciatrice di Israele in Italia. O anzi lo si capisce, la Fiamma biancazzurra era troppo nota, e c’era il timore che qualche italiano si accorgesse che gli ebrei italiani sono ormai, nella grande maggioranza, degli israeliani travestiti. Lei stessa aveva dichiarato, in vista della nomina, che come ambasciatrice avrebbe continuato il lavoro fatto per Israele come vice presidente della commissione esteri della Camera. Le risposte della Di Segni, poi, sono terrificanti: i due stati, le precondizioni, la ‘cartine’ dei palestinesi, il terrorismo islamico…Questa ‘nuova’ Repubblica sembra peggio della vecchia, e non era facile. S,C,

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  13. La barricata ebraica

    Cataste biancastre di corpi scomposti
    di poveri morti a un passo dalla libertà
    nel gennaio di Auschwitz.
    Nascosti dietro, cecchini israeliani
    sparano sui palestinesi
    usando quei corpi come scudi disumani

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